“DE TASTO ET DE CHORDA”
Musiche per cembalo e arciliuto
Al via il primo di 3 appuntamenti del progetto ” DE TASTO ET DE CHORDA” a cura dell’associazione Cappella Neapolitana di Antonio Florio , un progetto coordinato dal liutista e musicologo Franco Pavan, che esplora il legame tra gli strumenti a corda e quelli a tasto: l’arciliuto e il clavicembalo, proponendo un repertorio finora mai ascoltato in pubblico.
“Quel non so che di frizzante”. Musica per arciliuto da Napoli a Milano nel 700.
Mercoledì 23 giugno 2021, ore 19.30.
Franco Pavan, arciliuto alla francese.
Contrariamente al pregiudizio secondo cui il liuto, strumento principe del rinascimento, avrebbe iniziato in Italia una inarrestabile decadenza nel primo Seicento per scomparire del tutto sostituito da altri strumenti più sonori, si ebbe anche nel corso del Settecento una rigogliosa produzione italiana per l’arciliuto, la variante più aggiornata dello strumento, col collo allungato e molte più corde per i bordoni. Il liutista e musicologo Franco Pavan, tra i massimi specialisti della materia, ha di recente individuato una nuova ed affascinante fonte musicale settecentesca che illustrerà ricostruendo quella tradizione ininterrotta.
Le ”Sonate per cimbalo” di Domenico Scarlatti.
Lunedì 28 giugno, ore 19.30.
Luigi Trivisano, clavicembalo.
Domenico Scarlatti (Napoli 1685-Madrid 1757), figlio del grande operista Alessandro Scarlatti, vissuto per gran parte della vita nella penisola iberica, divenne il più prolifico e ammirato autore di sonate per clavicembalo dell’intero Settecento: oltre 555 quelle considerate autentiche. Un omaggio alla sua città d’origine attraverso una produzione che non smette da quasi tre secoli di stupirci ed affascinarci.
“Il più bel fiore”: musiche varie dal “Libro di Leuto di Antonio Doni – ms. Italia 1620-40.
Martedì 29 giugno – ore 19.30.
Luca Tarantino, arciliuto a 14 cori.
Negli anni ’80 del Novecento fu ritrovato a Perugia uno sconosciuto manoscritto per liuto appartenuto ad una nobile famiglia di Assisi, dove oltre trent’anni più tardi il manoscritto fu riportato nella locale sezione dell’Archivio di Stato, e da cui Luca Tarantino ha ricavato un cd monografico. Il libro era parte della collezione di Gioseppe Antonio Doni, che aveva studiato liuto in gioventù e si dilettava di poesia e composizione musicale. Si tratta di una delle più importanti antologie dei grandi autori del Seicento italiano, come Kapsperger, Angelo Lori dal liuto, Giuseppe Baglioni e soprattutto il napoletano Andrea Falconieri (Napoli c.1585-1656) di cui offre quasi completa la superstite produzione per liuto.